Attraversa gli anni e le generazioni nell’assoluta leggerezza dell’essere. Nome, icona, leggenda, cultura. Volevamo parlare di sk8. Lo giuriamo solennemente. Abbiamo però scoperto che Steve Caballero è come il Brucaliffo in Alice nel Paese delle Meraviglie: un oracolo a cui vorresti chiedere di tutto.
Vita, arte, amore, sacrifici, natura dell’essere umano. In meno di un ora succede di tutto. Non vorremmo mai smettere di fargli domande, non ci stanchiamo di ascoltarne le risposte. Timido trasformista, eccellente in ogni campo: pro-skater, artista, musicista, fashion icon, rider.
Noto al mondo come icona dello skateboarding, definirlo così sarebbe riduttivo. Caballero è molto di più, è un artista a tutto tondo. Oggi espone le sue opere in gallerie d’arte e show. Esprime visivamente tutto ciò che lo rappresenta, contribuendo in questo modo a creare quella profonda connessione tra lui e la sua fanbase.
Quello che sappiamo per certo è che Caballero conosce un unico modo di fare le cose: essendo la miglior versione di sé stesso. Fatichiamo ad immaginarlo come un introverso, invece la storia di Caballero è quella di un adolescente timido ed impopolare. Eppure Steve stesso afferma: «Di solito, in un gruppo di persone, ero quello con le labbra sigillate».
You just need some attitude
Steve Caballero: «Sono stato un ragazzo molto timido, ero un antisociale, non uscivo con le ragazze, ero focalizzato solo sullo skateboarding. Ma questo mi ha permesso di diventare un professionista. E questo perché ho investito un sacco di tempo nella mia arte. Perché lo skateboarding è una forma d’arte».
Questo ci fa venire in mente come, molto spesso, ogni forma d’arte, derivi da una profonda introspezione.
Steve Caballero: «Ogni persona ha un modo diverso di vivere, di provare a fare ciò che li rende felici, cercare di sopravvivere. È un mondo pericoloso, non voglio mentire su questo. Ma io non voglio vivere nella paura. Penso che la paura sia il nostro più grande nemico».
È il 1980 quando il Caballarial segna un’epoca nella storia del vert skating, che divenne poi parte dello stile street. Un fakie ollie 360 consacrato al mondo durante una delle sue prime competizioni.
Un trick che prende il suo nome ed una popolarità che arriva a cascata con la sponsorizzazione di uno dei marchi più iconici della storia dello skateboarding: Powell Peralta. Il resto, è una storia che ben conosciamo: la Bones Brigade ed un team di skater rivoluzionari che segneranno per sempre la storia di una cultura di massa.
La Bones Brigade, composta da ragazzi dagli 11 ai 15 anni, consacra al mondo quelle che diverranno leggende dello skateboard per generazioni e generazioni: Tony Hawk, Steve Caballero, Rodney Mullen, Alan Gelfand, Lance Mountain, Tommy Guerrero e Mike McGill.
Uno spropositato talento ed un conto in sospeso con la timidezza, l’ansia, l’inquietudine, un mondo in cui per crescere devi spingerti oltre il limite delle tue paure. Cresci quando ti metti nelle condizioni di essere giudicato. E questo spaventa.
Steve Caballero: «Quando ho iniziato con le competizioni ho dovuto confrontarmi con l’ansia, lo stress da prestazione. Ma più ti sforzi di uscire dalla tua comfort zone, più cresci. Se sei timido e spaventato non crescerai mai, non imparerai mai. Per crescere devi metterti in una situazione di vulnerabilità dove le persone ti giudicheranno e ti criticheranno. Ma non devi lasciare che questo influenzi ciò che ti appassiona».
La prima lezione che apprendiamo da Steve è una lezione di coraggio. Se sarai coraggioso abbastanza, people will understand what are you passionate about.
Steve Caballero: «La mia passione era lo skate, e volevo diventare il miglior skater che sarei mai potuto diventare».
Insomma, you just need some fuck*ng attitude.
Cos’è l’attitudine? qualcosa che hai dentro, qualcosa per cui sei nato.
Supereroi contro la municipale
Quest’estate ho capito cos’è l’attitudine. Allo skatepark ho conosciuto O. Sei anni, 130 cm o poco più. Arrivato dall’Argentina insieme a sua mamma, trasferitasi in Italia per lavoro. Ci troviamo allo skatepark della città di Iglesias, sorto all’interno di un centro di aggregazione sportivo cittadino noto come ENNE2: una piccola punta di diamante, agognata da generazioni e generazioni di skater che, dagli anni ’80 in poi, si sono per anni accontentati di ringhiere, panchine, ed un conto in sospeso con i vigili della municipale.
Fondati sospetti ci inducono ad immaginare che, a differenza di leoni e gazzelle in Africa, ad un certo punto, ad Iglesias, ci si sia stancati un po’ tutti di correre: gli skater, sfiancati delle fughe a perdifiato dopo aver grindato muretti e panchine della piazza principale, e la municipale, stanca di rincorrerli per intimargli di smetterla.
Come cantavano i Meganoidi «Supereroi contro la municipale».
Nonostante sia la prima volta che O. sale su una rampa, non esita un solo secondo. Si fionda dritto sulla più ripida. Cade al primo tentativo. Sorride: «Aspetta ci riprovo». E ci riprova. Ci riprova fino a riuscirci. Un sorriso che difficilmente dimenticherò, il suo. Lui ancora non lo sa, ma quel giorno è stato di grande ispirazione.
Quel giorno ho capito cos’è l’attitudine. L’attitudine è fare per la trentunesima volta ciò che non ti è riuscito le trenta volte prima, perché ce l’hai nelle corde. Perché ti appartiene. Perché l’attitudine va oltre il risultato. È qualcosa che hai dentro. Vale nello skate come nella vita.
Steve Caballero: «Sai, quello che ho imparato dallo skateboarding è che devi fallire per avere successo. Ciò significa che cadrai, cadrai, cadrai. Ti fai male, guarisci, ti fai male, guarisci».
Steve Caballero: «Ma sai, alla fine, quando lavori davvero duro, tutto quel lavoro paga quando riesci finalmente a completare il trick. E sai, sorridi; focalizzi l’attenzione su di te stesso e ti rendi conto di aver raggiunto qualcosa per cui hai faticato tanto. È un’importante lezione di vita. Quello che lo skateboarding mi ha insegnato è che tutto nella vita ruota attorno al dolore e alla sofferenza, e devi capire che, se vuoi progredire e avere successo, devi affrontarli. Molte persone non vogliono passare attraverso tutto questo, ecco perché non riescono ad avere successo».
Ne parliamo a lungo con Steve, di skate e di vita. Parliamo di scelte sbagliate, di errori, di limiti, di momenti in cui proviamo a superare noi stessi. Parliamo di natura dell’essere umano, di emozioni, di relazioni. Caballero è ispirazione, energia.
Ad un certo punto non ci ricordiamo più se siamo lì per intervistarlo o se ci troviamo ad una seduta di psicoterapia. Vorremmo che Steve fosse il nostro terapista. Glielo facciamo presente, ride di gusto. Mentre noi ce lo immaginiamo un po’ Jack Nicholson in “Terapia d’urto”.
Steve arriva forte e chiaro e ti attraversa l’anima. Ci fa venir voglia di essere migliori: professionisti migliori, persone migliori. Oltre le cadute, gli errori, gli sbagli.
Ieri è storia.
Domani è mistero.
Ma oggi è un dono. Per questo si chiama presente.Kung Fu Panda
Volevamo parlare della California degli anni ’80, della Bones Brigade, dello skateboarding come non l’abbiamo mai conosciuto. Ma Steve ci hai dato un’importante lezione: il presente è il nostro più grande tesoro.
Steve Caballero: «Sono grato per ciò da cui vengo. Ma non mi piace vivere nel passato. Mi piace vivere. Mi piace imparare dal passato. Ma non sono una di quelle persone che ti dirà “oh lo skateboarding era molto meglio negli anni ottanta, novanta, duemila”. No. È fantastico adesso. È il migliore che possa esserci mai stato».
Come tutti i più grandi, ci saluta con un importante spunto di riflessione di cui facciamo tesoro.
Steve Caballero: «Quello che sei stato nel passato influisce inevitabilmente su chi sei oggi. Io ho fatto un sacco di errori nel passato, che, spero, non si ripeteranno nel mio presente. Ma qualunque cosa io abbia fatto, mi ha portato ad essere ciò che sono oggi».
Come tutti i grandi, ci colpisce con una verità che resta: il presente è tutto. Il passato ci indica la strada, ma è nel presente che plasmiamo il nostro futuro. Se lo capisci, sei già un passo avanti.
Grazie Steve, per essere stato così autentico.
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