Il nostro compito non è terminato ed il viaggio continua. Complice la forte amicizia che lega Fisio e Mark G, riusciamo a farci referenziare per ottenere una nuova intervista. Cambiamo regione, cambiamo mare, cambiamo volto.

In pochi giorni ci troviamo davanti a Mark G, shaper marchigiano. La sua specialità sono i longboard e Mattia Maiorca è uno dei giovani talenti che gareggiano oggi con le sue tavole. Prima del nostro incontro passiamo al setaccio le informazioni che riusciamo a reperire su Mark G, la curiosità è alta e le nostre domande sono tante.

Cominciamo dal suo logo. Iconica immagine legata a numerose delle sue tavole è il volto di sua madre, personaggio mistico ed estremamente carismatico. Sul logo porta gli occhiali da sole ed apre le braccia con le dita piegate nel simbolo del rock’n’roll sfoggiando la scritta «made in adriatic». Onorificenza meritata a furor di popolo, dal momento in cui, negli anni trascorsi gomito a gomito con Mark G, diventa la mitica mascotte del laboratorio.

Video promo, sponsorizzazione eventi e giri in macchina in tarda serata. Come le miglior rockstar la signora Maria in poco tempo diventa un brand stampato su tavole e magliette che vanno a ruba. Dalla casa di riposo oggi domina ancora la wave della surf industry sfoggiando le sue personalissime t-shirt made in adriatic.

Let’s rock with Maria. Made in adriatic vox populi

Di fatti, Mark G fa orgogliosamente parte di quella costola surfistica nota come #madeinadriatic, fiducioso surf club di gentil animi del mare Adriatico, quell’araba fenice che si risveglia gloriosamente poche (ma buone) volte l’anno. La sua presentazione sui social recita: «Questo è il regno del made in Adriatic, che vede nella figura di Mark G l’icona fiammeggiante e leggendaria dello shaper a volte ruvido e schivo».

Devo confessarvi che Mark G in realtà ruvido non lo è per niente, basta parlare con lui per pochi minuti per capire che, dietro all’immagine dello schivo reverendo dell’onda, si nasconde in realtà un simpatico chiacchierone. Ma, quando gli facciamo presente che di lui non si sa e non si riesce a trovare niente risponde sollevato: «Menomale».

Capiamo subito che nonostante la sua colloquialità è in realtà un tipo piuttosto riservato che tiene fede a quella tradizione surfistica legata al celato, al non detto, al tramandato, che di fatto rappresenta la vera essenza di questa cultura. In effetti ci si sente quasi colpevoli a raccontarla, ma la storia di Mark G è davvero una bella storia (per cui scusa Gianluca, questa non è la visibilità che cercavi, ma è sicuramente la storia che ci meritiamo).

Ha tutti i segni sintomatici di una storia d’amore, inizia con un colpo di fulmine, scorre tra casualità e fato, ma è corredata di schiuma di poliuretano, poliestere espanso, fibra di vetro, di carbonio, resina e legno. Prima che Mark G diventi shaper è uno come noi tanti, con un lavoro come tanti, con passioni come quelle di tanti ed una profonda attitudine a per quel mondo liquido fatto di sogni, neoprene e paraffina.

Mark G beyond destiny

Ma, a volte, è nei punti di rottura con la quotidianità che prende il sopravvento che nasce lo straordinario. Ed è esattamente in uno di questi momenti della vita che Gianluca decide di aprire una scuola surf. Armato di buona volontà inizia la trafila al comune per trovare un piccolo capanno d’appoggio. L’addetta del comune molto sbrigativamente apre un grosso libro in cui sono indicate spiagge e stabilimenti balneari, punta col dito un piccolo capanno e ne concorda subito l’assegnazione a Gianluca.

Il capanno è vecchio e da sistemare ma l’entusiasmo e la buona volontà non mancano e così iniziano i lavori. Passa una settimana intera in cui mentre Gianluca sistema il capanno scalcia con i piedi un vecchio pezzo di plastica, a cui inizialmente non fa troppo caso, ma che continua a far capolino quasi a volersi far notare.

A guardarla bene, quella vecchia targhetta di plastica è in realtà l’adesivo di Valentino, il primo shaper dell’adriatico, ed il primo shaper che, a suo tempo, negli anni 80, volò da Ancona alle Hawaii per andare a studiare da vicino come fosse costruita una tavola da surf. A volte il destino bussa alla porta, altre volte sbatte ai piedi.

È a partire da questo momento che Mark G diventa lo shaper che oggi conosciamo, o che conosciamo troppo poco. Saggio, timido, di gran cuore ed incredibile ironia. Alle nuove generazioni consiglia di chiudere gli occhi e pensare ad un lavoro che farebbero per quindici ore di fila senza esserne mai stanchi.

Grazie Gianluca.